Parco della Moceniga
Nell’area di Moceniga, sita nel territorio comunale di Rosolina (RO), i segni antropici più evidenti sono le baulature e i campi coltivati, i quali non restituiscono a pieno il senso di artificialità che costituisce la forma stessa dei luoghi. La terra, se mancassero l’azione delle idrovore e la protezione degli argini di difesa a mare, sarebbe sommersa. Questo dato, consueto nel Polesine, assume carattere di evidenza paesaggistica se si confrontano le mappe storiche con la situazione attuale e al toponimo “Moceniga” si affianca quello di “valle”: “valle da pesca”, specchio d’acqua delimitato da argini, arginelli, chiuse, che per lungo tempo ha contribuito a sostenere l’economia locale. La bonifica ha cancellato parte delle valli sostituendole con terreni agricoli. Per cogliere il senso di precarietà che un paesaggio così conformato non dovrebbe infondere basta prestare attenzione al reticolo di canali, ai livelli delle acque dolci e salmastre, agli argini che spostano in alto la linea dell’orizzonte, al di là della quale non c’è (solo) un fiume ma laguna, valli da pesca e, poco oltre, il mare.
Il Quadro n.8 di Ripristino ambientale del Comune di Rosolina denominato “Valle Moceniga”, lo strumento urbanistico alla base di questo progetto, prevede interventi per la valorizzazione a fini turistici dell’area: la costruzione di strutture ricettive, commerciali, di supporto alla rete di percorsi del vicino Parco del Delta del Po. Di queste stabilisce le dimensioni, la cui ponderata limitatezza chiarisce come ci si attenda non uno sfruttamento, ma un accorto utilizzo dei luoghi. Prevede anche l’allagamento di una vasta superficie, per ricostruire un paesaggio pre-bonifica.
La nuova valle Moceniga dovrebbe diventare testimonianza delle tradizioni di un’economia che oggi non si fonda più solo sull’allevamento ittico, ma che aveva modificato il territorio anche in ragione delle sue logiche. Il progetto propone quindi di scavare un terzo dell’area a disposizione, fino a una quota di -2,70 metri s.l.m., per formare un bacino d’acqua di circa 11 ha, grande abbastanza da costituire una piccola valle efficiente, dotata delle strutture utili per replicare, ex-novo, la pratica dell’allevamento. La forma della valle e il complesso progetto idraulico sono il risultato di differenti fattori: la localizzazione della zona di rimboschimento determinata dal Quadro (4,5 ha), la presenza di vincoli di natura giuridico-amministrativa (aree demaniali, zone di rispetto, differenti competenze ascrivibili ad altrettanti organi di controllo del territorio), il corretto orientamento dei canali di immissione. Uno dei principali presupposti del progetto è che le migliaia di metri cubi di terra, risultato dello scavo, non siano portate altrove ma che rimangano nell’area e ne determinino in parte il disegno. Che vengano utilizzate per modellare porzioni di paesaggio, per costruire argini, per dissimulare visivamente l’edificato nelle nuove linee d’orizzonte, per schermare dal traffico veicolare parti del costruito che non possono prescindere dai tracciati stradali.
Il progetto prevede edifici le cui dimensioni sono determinate dal citato Quadro e che, se posati su di una tabula rasa, avrebbero affiancato – forse sovrastandola – la solitaria piccola chiesa eretta dalla famiglia veneziana dei Mocenigo nel 1789. Edifici che pure dovevano essere collocati su di un terreno che attendeva un nuovo segno di fondazione. Il segno si è fatto così argine dal profilo mutevole che contorna la nuova valle e che diventa, di volta in volta, quanto richiesto: struttura ricettiva composita, museo e centro studi per approfondire le azioni della bonifica e la cultura materiale del Polesine, attrezzature e servizi per lo sport. Che accoglie percorsi a quote diverse, i quali entrano a far parte di un sistema a seconda dei casi alla macroscala (l’anello attorno al bacino d’acqua) o alla misura dell’oggetto architettonico.
Dove necessario altri segni sono stati tracciati, usando l’argine come spina dorsale: il disegno dell’agri-campeggio; la piattaforma del ristorante e delle piscine in prossimità dell’albergo compatto; le penisole lungo le quali si trovano le piccole unità abitative dell’albergo diffuso; i bordi delle vasche per l’allevamento; la sequenza dei portali del “museo-centro studi”.
Il progetto si trova ora in una fase di rielaborazione, che precede la redazione del Piano Particolareggiato di iniziativa privata, strumento indicato come attuativo nell’ambito del Quadro di Ripristino ambientale di cui il Comune di Rosolina si è dotato.
Il Quadro n. 8, cui il progetto fa riferimento, stabilisce oltre alle destinazioni d’uso e ai vincoli d’area citati, le quantità massime ammissibili per le differenti funzioni:
costruzione di una struttura ricettiva: mc 3.000; realizzazione di un agri-campeggio per 60 piazzole: mq 800; costruzione di un punto di ristoro e vendita di prodotti tipici locali: mq 600; dotazione di strutture di servizio: mq 1.500; costruzione di strutture residenziali: mc 1.800.